Hai mai sentito parlare di smart working? Si tratta di una
modalità di esecuzione del lavoro subordinato, che attribuisce maggiore
autonomia al dipendente al fine di aumentare la sua produttività.
In particolare, si concentra
sulle attività svolte all’esterno
dell’azienda, stabilisce i giorni di riposo, le misure di assicurazione e
tutte gli aspetti strettamente connessi al lavoro del dipendente.
Lo Statuto del lavoro autonomo e
sullo smart working arriva alle battute finali per l’approvazione in Parlamento, dopo oltre un anno dalla presentazione
del disegno di legge (avvenuta l’8 febbraio 2016). E mentre il Governo cerca di
regolamentare il lavoro agile, sempre
più aziende si affidano a questa nuova modalità di collaborazione.
I vantaggi, sulla carta, sono per entrambi:
- Il lavoratore migliora la qualità della propria vita
- L’impresa risparmia grazie a un uso più efficiente degli spazi e delle strutture e a un potenziale aumento della produttività
La situazione attuale in Italia vede
il 30% delle grandi società che nel
2016 ha realizzato progetti strutturati di lavoro agile, mentre la situazione è
ben diversa nelle Pmi, dove la
percentuale è ferma al 5%. In tutto,
si stimano quasi 300mila lavoratori
attualmente coinvolti dallo smart working.
LE NUOVE NORME – Le intese siglate prima dell’entrata in vigore
dello Statuto restano valide purché in linea con le direttrici fissate dal
disegno di legge
- Parità di trattamento normativo e retributivo: non si tratta di un contratto diverso, ma di una differente modalità di svolgere la prestazione all’interno dello stesso contratto
- Non è consentito ridurre lo stipendio, a meno che non si passi a un part-time
- L’accordo scritto tra azienda e lavoratore dovrà disciplinare i tempi di riposo, ovvero il diritto alla disconnessione ed individuare le fasce orarie di rispetto dei tempi di riposo del lavoratore
GLI ORARI DI
LAVORO – Lo smart working è una
nuova tipologia di lavoro che permette ai dipendenti di lavorare da casa, per venire incontro a sue esigenze particolari
oppure a necessità specifiche dell’azienda. In realtà, secondo quanto previsto
dalla normativa, questa forma di lavoro autonomo richiede che l’attività del
dipendente venga svolta in parte al di fuori e in parte all’interno
dell’azienda. In questo modo il dipendente riesce a conciliare la vita privata
con gli impegni lavorativi.
Lo scopo finale è quello di dare maggiore autonomia nella gestione del
lavoro e aumentare la sua produttività.
Non esistono
vincoli di orario nello smart working, anche se è necessario che questi
rispettino i limiti massimi previsti nel contratto collettivo nazionale.
I LIMITI DEL DECRETO LEGGE – Il decreto legge tanto atteso, però,
ha anche dei forti limiti.
·
La gran parte dei contratti siglati attualmente
si basa sulla contrattazione collettiva. È per questo che sarebbe stato
opportuno definire un periodo transitorio, in cui le aziende avrebbero potuto
adeguarsi alle norme. Le nuove norme non chiariscono del tutto la
questione sicurezza sul lavoro e quella dell’assicurazione contro gli infortuni
e le malattie professionali. Non essendoci un luogo di lavoro ben definito,
risulta molto difficile applicare la responsabilità datoriale in materia di
sicurezza e prevenzione. Ora spetta al Governo emanare delle disposizioni in
materia di salute e sicurezza.
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